0
Il piatto di polenta finito in tribunale

Il piatto di polenta finito in tribunale

(Maria Pia Bonanate, Famiglia Cristiana, 11 marzo 1998)

 

È un Veneto feudale, nutrito di povertà, quello che fa da sfondo a questo “giallo” psicologico che parte da un fatto di cronaca, accaduto nel contado di Treviso, per ricostruire il quadro di un’epoca. Siamo all’inizio del secolo: la contessa di religione valdese Linda Onigo viene uccisa nel giardino del suo palazzo dal servitore Pietro Bianchet al quale ha negato un po’ di polenta per la moglie gravida.
Nata illegittima, Linda era stata adottata dall’ultimo degli Onigo, una casata dalla storia fluttuante, fatta di esili, di ritorni, di terre conquistate, divise e poi nuovamente riunite.
E proprio per questa storia, che le era stata data in consegna con il ricco patrimonio, si era chiusa dentro una corazza di durezza che la divideva dagli altri, odiata da tutti, accolta solo dall’amante, voce narrante del libro.
È lui, il conte Francesco Avogadro Azzoni, a rievocare il processo contro l’assassino e a far emergere dalle carte processuali lo scontro fra due mondi: quello misero, rancoroso nei confronti della propria malasorte delle plebi rurali, e quello sigillato nelle proprie ricchezze della classe nobiliare.
Ma l’altera Linda e il misero Bianchet sono molto più vicini di quanto si possa immaginare: li unisce una infelicità che li rende complementari.
Ed è in questa conclusione a sorpresa, annunciata in tutto il romanzo, che si accampa la novità e la freschezza di questo libro di un esordiente che promette bene.

admin