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Il delitto di Teodolinda

Il delitto di Teodolinda

(Guido Facchin, La Vita Del Popolo, 30 novembre 1997)

 

…Testimoni non disinteressati della vicenda sono Francesco Avogadro Azzoni e Beniamino Bresolin, maestro di scuola e di vita di Pietro Bianchet. Entrambi hanno scritto del processo e i loro appunti sono stati rinvenuti, tra polverose carte, dal narratore il quale “…ha provato quasi per gioco a sovrapporre le due narrazioni, a farle girare come due meccanismi dentati e sincroni,…” riuscendo, con l’intrigante artifizio letterario a catturare il lettore e a condurlo lungo i declivi della Valcavasia e nelle luminose stanze dei palazzi gentilizi, e dentro l’aula austera del tribunale veneziano, e tra i pisnenti della Pedemontana e del Montello a ripercorrere un’epoca, tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del nuovo secolo, attraverso figure e vicende rurali tratteggiate col piglio dello scrittore di rango che sa tessere trame interpretative di grande aderenza cronachistica e storica e ne conserva vive suggestioni oltre l’usura del tempo.

Gian Domenico Mazzocato ha sapientemente coniugato l’inconsapevole pulsione rivoluzionaria e gli effetti psicopatologici della pellagra nel personaggio centrale del romanzo, il bracciante Bianchet, predestinato a compiere l’estrema, istantanea violenza attesa dalla silenziosa moltitudine degli oppressi.
A lui ha opposto Linda Onigo, nobildonna arida e perfida, quanto sola. Due figure inquietanti, tratteggiate con finissimo intuito psicologico, per le quali non è possibile dire, fino in fondo, se appartengano alle categorie del bene o del male cui sarebbe facile consegnare ciascuna di esse.
Il rito processuale, con le sue pause, gli interrogatori, i silenzi, le attese, le irruzioni testimoniali, i resoconti giornalistici, consente allo scrittore di aprire finestre sulla storia e recuperare eventi e fenomeni che impreziosiscono, senza appesantirla, la narrazione ed accrescono l’attesa della sentenza.
Ma la prevedibilità dell’esito giudiziario, anziché spegnerlo, alimenta il desiderio di capire se esso riesca ad attenuare, o sciogliere del tutto, quella vaga ed ambigua somiglianza da cui quelle anime dolenti traggono la loro splendida modernità.
Traspaiono, nello stile asciutto ed incalzante, echi di una classicità metabolizzata che bene si attaglia alle situazioni narrate e le nobilita senza concessioni retoriche.
Invenzione letteraria ed approfondimenti storici si conciliano con invidiabile equilibrio in un’opera di innegabile efficacia comunicativa.

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