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Il delitto della contessa
 
IL DELITTO DELLA CONTESSA
Riduzione teatrale di
GIAN DOMENICO MAZZOCATO
dal suo romanzo
“IL DELITTO DELLA CONTESSA ONIGO”
edito da SANTI QUARANTA
con
LUIGI MARDEGAN
e
PIETRO BERTELLI
MUSICHE composte ed eseguite dal vivo
da PIETRO BERTELLI
SCENE di RAFFAELLO PADOVAN
COSTUMI di ROSALBA MAGINI
SCENOGRAFIE realizzate da DE.COR.PAN
Bartolomeo di Piave
REGISTRAZIONI suoni e rumori:
VIRTUAL STUDIO / TV
DEUS EX MACHINA LUCI e FONICA:
LUPO CALABRETTO
Regia di
ELEONORA FUSER
Si ringrazia per la collaborazione
il PICCOLO CORO del CENTRO STUDI MUSICA
di Paese diretto dal Maestro MARZIO MIOTTO

DA ROMANZO DI SUCCESSO A PIÈCE TEATRALE

“Il delitto della contessa” è la riduzione teatrale de Il delitto della contessa Onigo, il romanzo dello scrittore trevigiano Gian Domenico Mazzocato che ha conosciuto uno straordinario successo di critica e di pubblico tanto da giun.gere in pochi mesi alla quinta edizione e da aggiudicarsi nel 1998 il prestigioso premio letterario Gambrinus Mazzotti-Finestra sulle Venezie. Fulvio Tomizza ha scritto che questo romanzo lo ha riportato alla dimensione e alla misura della grande narrativa verista di Verga e Capuana. Mazzocato, forse il romanziere veneto più significativo dell’ultima generazione, ricostruisce con grande rigore l’ambiente rurale tra Ottocento e Novecento, riproponendo una vicenda clamorosa. Quella che vide protagonisti il contadino di Trevignano Pietro Bianchet e Teodolinda Zenobia Onigo, ultima discendente di una dinastia millenaria. L’ll marzo 1903 nel palazzo trevigiano degli Onigo, in riva al Sile, Bianchet uccise con un colpo di mannaia la padrona che gli aveva negato di tornare a Trevignano (dove al Bianchet era appena nata la seconda bambina) e soprattutto di portarvi un sacco di grano per provvedere alle più elementari necessità della famiglia. A Venezia, un anno dopo, si celebrò un processo che pareva decisQ’in partenza: Bianchet era reo confesso e aveva ucciso davanti a una decina di testimoni. E tuttavia i giudici veneziani si trovarono davanti ad un dilemma epocale: giudicare Bianchet o le terribili condizioni di miseria, sfruttamento, ignoranza in cui il delitto aveva messo radici? Qualcuno ha scritto che, proprio in virtù di questa incertezza in cui viene tenuto il lettore fino alla fine, Mazzocato ha indicato la strada per un possibile legai thriller all’italiana.

LA REGISTA

La sua carriera artistica inizia nel ’75, dove è tra i fondatori del gruppo TAG Teatro, che si specializza in tecniche di Commedia dell’Arte, lavorando con Carlo Boso atto- re di Giorgio Strehler, incontrando vari maestri, Bob Robot (scherma), Pavel Rouba (Pantomima teatrale), Nelly Quette (danze popolari).
Inoltre nel 1981, partecipa alla Scuola di antropologia teatrale diretta da Eugenio Barba, in questa esperienza elabora tecniche a confronto tra oriente ed occidente, realizza quindi un percorso di ricerca sul teatro popolare producendo nel 1989 lo spettacolo teatrale “Il Racconto dei Racconti”, tratto da “Lo Cunto de li Cunti” di G.B. Basile, sintesi del suo percorso d’attrice.
La sua specializzazione sulla Commedia e il Teatro Barocco la porta a collaborare con diversi gruppi di Musica Antica soprattutto all’estero, insegna regolarmente presso il conservatorio di Brema.
Dal 1993 è attrice presso il Teatro Stabile del Veneto diretto da Giulio Bosetti.
Nel 1998 è Orsolina ne “La Guerra” di C. Goldoni per la regia di L. Squarzina, poi veste i panni di Smeraldina nel “Re cervo” di C. Gozzi, regia di E. Allegri.
Medaglia d’Oro 2000 come miglior attrice al Festival di Chiusdino S. Galgano in Toscana.
Cura laboratori, regie, progetti teatrali in tutta Europa.

NOTE PER UNA SCENOGRAFIA

Poche righe per una scena, una scena per uno spazio, uno spazio, variabile, per un dramma. Poche tracce grafiche che evocano tracce plastiche. Tracce congiunte per evocare un dramma, uno straccio di cronaca nera, quel dramma -della Contessa? del Bianchet? -ormai tragico (ma chi è l’Eroe?). Tracce concrete, che vengono da lontano, parole e immagini, nel tempo -ma non tanto -che ora qui, sulla scena, perdono l’astrazione della sfocatura della memoria e si presentano, presenti; presenze tangibili per gli occhi di chi SPECTA, per le mani e il corpo dell’attore che agisce…
…Un oggetto COMPOSTO che un attore e la sua ombra sonora scompongono e via via ne dispongono…
…Un attore, un uomo, in quel/quei personaggi sussurra e grida e racconta e sogna…
…Una scatola sonora, pulsante che sussurra, grida e racconta e riconduce all’oblio… Una scatola-corpo/grande armadio della memoria in/da cui risuonano le assenze, scheletriche ovvietà di un passato prossimo da estrarre e ricacciare dai/nei suoi fondi.
Un giocattolo come il gioco a rimpiattino della vita e della morte della quotidianità storica e le sue efferatezze… i sogni e .le illusioni… di ieri e di sempre…
RAFFAELLO PADOVAN

IL MUSICISTA

Pietro Bertelli studia percussione al Conservatorio di Venezia e segue dei corsi di perfezionamento con i più importanti solisti europei ed americani.
Si dedica al concertismo suonando nei maggiori festivals di musica contemporanea in ambito europeo registrando diversi CD’s con Prime esecuzioni.
Lavora nel campo teatrale collaborando con vari registi: Mario Mattia Giorgetti, Eugenio Monticolle, Simone Benmussa nonché attori tra cui Franca Nuti, Mario Scaccia, Ottavia Piccolo, Francis Pardeilhan, Moni Ovadia.

NOTA SULLE MUSICHE

Il suono, i colori, qualche strumento: materiale necessario per creare delle sensazioni attorno a questo fatto importante accaduto nella nostra provincia quasi cento anni fa.
Il suono è la memoria che ci aiuta a ripercorrere, cercando di ricordare, la situazione sociale esistente in quel periodo storico: la ricchezza di pochi a fianco di una povertà fatta di miseria non solo materiale ma soprattutto culturale che s’incammina verso un percorso di riscatto.
I colori ci riportano ad un paesaggio ormai dimenticato dove immaginiamo il lavoro duro dei contadini, i casolari fatiscenti accanto ai palazzi signorili, i filari dei gelsi, le stradine polverose. Gli strumenti infine, piccolo mezzo, per descrivere tutto ciò con melodie non tradizionali per permettere ad ognuno di seguire il racconto con la propria fantasia e forse con il ricordo di antiche storie
PIETRO BERTELLI

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