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DOPO IPSE DIXIT, LATINO 2.0

UN VADEMECUM PER CHI AMA IL LATINO
(MA SOPRATTUTTO PER CHI NON LO CONOSCE)

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“Questo Latino 2.0 nasce da una piccola sfida lanciatami dal mio editore Angelo Pastrello. Dopo il grande successo di Ipse dixit avrei dovuto cimentami con un libro divertente, capace di coinvolgere anche chi non sa il latino o ne ha sbiaditi ricordi dalla sua esperienza scolastica. Lui dice che ci sono riuscito, io lo spero vivamente”.
Il latino lingua morta? Quando mai. Viva, vivissima anzi.
Come dice, rivolgendosi agli studenti, Ivano Dionigi, professore emerito di lingua e letteratura latina e presidente della Pontificia Accademia di Latinità, “care ragazze e cari ragazzi incontrerete scrittori che parleranno a voi e di voi, perché interpretano le contraddittorie ragioni del cuore: entusiasmi e delusioni, vittorie e sconfitte, gioie e sofferenze. Che lo studio del latino vi appassioni e vi arricchisca grazie alla  bellezza stupenda e tremenda di quella cosa che chiamiamo vita”.
Parole come  civitas, res publica, humanitas, pietas (e molte, moltissime altre) hanno segnato la storia della cultura occidentale e sono vivissime, alla base della nostra società.
L’eredità che ci ha lasciato il latino è enorme. Incommensurabile, anzi. In tutte le lingue e non solo in quelle cosiddette neolatine che ne derivano direttamente. In molti campi diversi dello scibile umano, dal diritto alle scienze naturali. Una lingua morta? E quando mai. Lo spagnolo, il rumeno, l’italiano sono il latino di oggi, frutto di una evoluzione. Il latino è la madre (linguisticamente parlando) di miliardi di persone. Un’eredità così densa e imprescindibile che si può tranquillamente dire che noi parliamo latino sempre e comunque.
Ho compilato un elenco di frasi e situazioni che più o meno ci sono quotidiane. Nei tempi della rete, di internet, dell’intelligenza artificiale… noi continuiamo a parlare latino”.
Latino 2.0” è abbinato a molti quotidiani italiani, si trova in libreria e su tutte le piattaforme digitali, è ordinabile online nel sito di Editoriale Programma.
Un grazie al mio editore Angelo Pastrello  e a Marialetizia Pivato responsabile della grafica e dell’impaginazione.

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L’autore con l’editore Angelo Pastrello

LA PREFAZIONE
L’eredità che ci ha lasciato il latino è enorme. Incommensurabile, anzi. In tutte le lingue e non solo in quelle cosiddette neolatine che ne derivano direttamente. In molti campi diversi dello scibile umano, dal diritto alle scienze naturali.

Una lingua morta? E quando mai. È il latino, lo spagnolo, il rumeno di duemila anni fa. È la madre (linguisticamente parlando) di miliardi di persone. Un’eredità così densa e imprescindibile che si può tranquillamente dire che noi parliamo latino sempre e comunque.

Ho compilato un elenco di frasi e situazioni che più o meno ci sono quotidiane. Nei tempi della rete, di internet, dell’intelligenza artificiale… noi continuiamo a parlare latino.

Sarà divertente per ogni lettore completare questo elenco  con qualcosa di suo. Un ricordo di scuola, magari. O una frase sentita, orecchiata, forse fraintesa.

Come il giornalista sportivo che intervistò un presidente di società il quale, commentando l’operato del suo allenatore, disse: “Fiat lux” (voleva dire “Faccia lui”). Altrimenti sine qua non, siamo qui noi.

Capitò a me, commissario agli esami di maturità, di chiedere, parlando del romanzo di Manzoni, il significato di omnia munda mundis. L’allievo imperturbabile e lanciatissimo: “Tutto il mondo è paese”. Con buona pace di fra Cristoforo.

Ma tutto racconta una vicinanza assoluta.

Che viva il latino. Sempre.

G.D.M.

 

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IL MIO MAESTRO
Grazie di tutto al mio grande, amatissimo maestro Giorgio Bernardi Perini.

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