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Capo Nord 2003
Ritorno a Capo Nord
Mal di Nord, come il mal d’Africa.

Mia moglie Egle ed io, ci siamo ammalati, cinque anni fa –durante il nostro primo viaggio in camper a Capo Nord- di una nostalgia acuta e inguaribile per i panorami –fisici e morali- del Nord.

I fiordi, i ghiacciai, i grandi silenzi, i colori della violenta estate norvegese, gli irripetibili tagli di luce del sole che non tramonta mai così come li raccontano i grandi vedutisti norvegesi, da Johan Christian Dahl a Bernt Lund, da Christian August Lorentzen a Thomas Fearnley, dalle suggestioni di Gerhard Munthe alle inquietudini di Eilif Peterssen. Per arrivare al grandissimo Edvard Munch: il suo Inverno che si trova alla Galleria Nazionale di Oslo è quasi un manifesto della visionarietà della pittura norvegese.

Poi le cittadine e le isole, i laghi e le montagne, i torrenti impetuosi e rombanti, immagini delle forza stessa di questa natura incontaminata.

Così quando Alma ed Orazio, due amici conosciuti da poco ma cementati a noi da un legame ormai fortissimo proprio grazie a questo viaggio, ci hanno chiesto di ripetere l’esperienza, Egle ed io non ci abbiamo pensato troppo a lungo.

Così il nostro camper ha ripercorso i 10mila chilometri che un viaggio del genere comporta. 10mila chilometri, ma fatica che non si sente. Più che altro la noia di attraversare due volte Austria e Germania senza mai abbandonare le autostrade. Ma a parte questo…

Differenze col primo viaggio? Molte.

Alcune oggettive: la viabilità del Nord (soprattutto in Svezia) è migliorata in modo incredibile in questi cinque anni. La rete autostradale svedese ha moltiplicato alla grande il suo chilometraggio. La stessa viabilità dell’isola di Magerøia (dove si deve percorrere una trentina di chilometri prima di arrivare allo spuntone roccioso di Capo Nord) appare molto più agevole. E tuttavia gli ultimi 10 chilometri prima di arrivare alla meta restano terribili: strada strettissima e con tratti di una ripidità impressionante, sul crinale di una montagna, percossa dal vento e dal maltempo, con il mare che mugghia da entrambe la parti, sbattendo sulle scogliere che sono alla base degli strapiombi.

Oggi si può andare da Reggio Calabria a Capo Nord senza fare una sola attraversata su traghetto: i ponti tra Germania e Danimarca, i ponti danesi, il ponte-tunnel tra Danimarca e Scandinavia, il tunnel che porta ad Honningsvåg (la capitale dell’isola di Magerøia) rendono possibile ciò.

Altre differenze sono soggettive. Nel senso che appartengono alle scelte dei viaggiatori.

Noi in questa nostra uscita abbiamo preferito non risalire la Svezia, ma, una volta giunti a Stoccolma, traghettare per Turku e attraversare la Finlandia.

Durante il ritorno poi, attraverso la Norvegia, abbiamo deciso di privilegiare le isole sulle città della costa: eccoci allora dedicare qualche giorno in più agli scenari e ai panorami degli arcipelaghi delle Vesterålen e delle Lofoten.

Quando andai la prima volta a Capo Nord scelsi di raccontare quell’esperienza in un numero speciale della rivista dell’Associazione Camperisti della Marca Trevigiana (ne sono stato socio fondatore, presidente e vicepresidente). Oggi voglio provare questo racconto on line, sperando di invogliare qualcuno a ripetere un viaggio, denso di fascino. Non nascondo che certa sensibilità che qualcuno ha voluto notare in alcune descrizioni paesaggistiche dei miei libri, si è acuita e affinata proprio a contatto con i territori del Grande Nord.

Dunque racconto anche perché il mio debito di scrittore è grande.

Sarà un racconto molto attento anche ai particolari (ad esempio strade, chilometraggi, spese) proprio per un desiderio di praticità.

Il viaggio di Egle ed Alma, di Orazio e mio si è svolto tra il 3 luglio e il 29 luglio. Di ogni giornata di questo viaggio indico anche (quando ci siamo mossi) il chilometraggio.

Un’ultima cosa: abbiamo annotato con diligenza i costi del carburante. In tutto abbiamo speso 715 euro. Se si pensa che cinque anni fa la spesa era stata di circa 1 milione e 200 mila lire, non c’è di che lamentarsi. La dolente nota è stato il prezzo del gasolio in Norvegia, ben superiore all’euro per litro. Molti, nella nostra situazione come abbiamo constatato ai distributori, non hanno resistito alla tentazione di rifornirsi col gasolio defiscalizzato.

Aggiungo spesso (giorno dopo giorno) indirizzi di posta elettronica e siti internet dove chiedere informazioni.

3 luglio – 735 km

Usciamo dal Brennero, attraversiamo l’Austria e parte della Germania. Passiamo la notte nella stazione di servizio di Würzburg. Il passaggio attraverso l’Austria (a conti fatti il paese con le rete autostradale più cara del mondo) comporta l’acquisto della “Vignette” autoadesiva (un capestro: il periodo minimo previsto è 10 giorni, 7 euro e 60), cui si debbono aggiungere gli 8 euro al casello vicino a Innsbruck. Nella stazione di Würzburg, immersa nel verde e dotata di un parcheggio molto tranquillo, con 5 euro (4,99 a fare i pignoli) si mangia una bisteccona con patate fritte.

4 luglio – 670 km

Arriviamo a Puttgarden dove si prende il traghetto per la Danimarca. 125 euro, comprensivo anche del successivo traghetto dalla Danimarca alla Svezia (Helsingborg). Passiamo la notte nell’area di sosta che si trova presso l’avveniristico ponte che raggiunge l’isola di Møn (toilette, possibilità di scarico e di rifornimento d’acqua gratuiti).

I nostri camper. Sullo sfondo il lungo ponte che immette nell’ison di Møn.

5 luglio – 412 km

Siamo sulla E 47 in direzione Copenaghen. Ci fermiamo alla concessionaria Fiat di Roskilde (uscita 31) per un intoppo ad uno dei due camper. Poi direzione Hillerød ed Helsingør dove si prende il traghetto per Helsingborg. Montiamo sulla E 4, direzione Stoccolma.

Ci fermiamo per la notte a Gränna, cittadina graziosa sul grande lago Vättern. Bella la chiesa in cima alla collina, in cui proprio quella sera si tiene un concerto di musiche d’archi. Vicino al lago troviamo il campeggio (esiste anche un park libero per la notte giusto davanti) e il piccolo borgo pullulante di caffè, ristoranti e negozietti di artigianato. Noi preferiamo dormire nel cortile della scuola a qualche centinaio di metri, molto tranquillo. Trascorriamo la serata (ci saranno sì e no tre ore di buio) passeggiando per le stradine con le casette ad un piano, prevalentemente in legno.

Poco più in là, sulla strada per Stoccolma, i ruderi di un vecchio castello dominano il lago. Attorno a quei vecchi muri sono fiorite leggende di fantasmi ed elfi.

I ruderi del castello di Gränna.

6 luglio – 292 km

Raggiungiamo Stoccolma, dove, a forza di chiedere (ma non è poi così difficile, basta domandare informazioni per la zona del ferry oppure del grande stadio olimpico) raggiungiamo gli imbarchi della SiljaLines. Vogliamo raggiungere Turku e la Finlandia

La delusione è grande: la nostra valutazione che non servisse la prenotazione da casa si rivela proprio errata. Per di più è domenica e la nave è piena di svedesi e finlandesi che trascorrono il fine settimana migrando sulle due sponde del golfo di Botnia. Da qui parte un ferry alla mattina e uno alla sera. I “no ticket” come noi stanno su una fila a parte, sperando che sui traghetti si crei qualche vuoto. Le prospettive sono nere. Gli addetti all’imbarco non si pronunciano perché anche loro attendono indicazioni dell’ultimissimo istante.

Alla sera il ferry è full fino all’ultimo centimetro e parte senza di noi. La notte sul porto è bellissima e suggestiva, tuttavia. Orazio ed io, per nulla demoralizzati, tiriamo fuori il barbecue e imbastiamo una grigliata di carne. La condiamo con ottimo cabernet.

7 luglio – nemmeno 2 km

Il traghetto lo prendiamo il mattino seguente, per il rotto della cuffia, quando ormai abbiamo perso ogni speranza. Gli ultimi centimetri dell’immensa nave traghetto li conquistano due camper trevigiani! Il viaggio dura 11 ore (attenzione: si cambia fuso orario. In Finlandia bisogna far avanzare di un giro le lancette) e, se ci si imbarca di sera, è obbligatoria anche la cabina. I ponti dove sono stivati i camper sono infatti rigorosamente chiusi e un addetto ci ricorda di spegnere il gas del frigo. Per noi, imbarcati dell’ultimo istante, il biglietto si fa a bordo (120 euro per il camper più 37 euro a persona). È una città galleggiante, il ferry: musica eseguita dal vivo da complessi di buon pregio, videogiochi, attrazioni per i giovani come il karaoke, sale gioco per bambini e salette di riunioni per uomini d’affari. A bordo ci sono diversi ristoranti e dunque diverse soluzioni per il pranzo (noi abbiamo visto qualcuno assaltare i panini preconfezionati al supermercato di bordo). Optiamo per un ristorante a buffet, col prezzo fisso a 22 euro: mai visto un buffet tanto variato e fornito. Una gioia non solo per gli occhi. Mentre mangiamo sfilano dai finestrini le mille isole e isolette di cui è disseminato il golfo. Sul ponte più alto, inondato dal sole, un corpo di ballo turco prova lo spettacolo che dovrà tenere il giorno dopo: ragazzi e uomini di una abilità straordinaria. Fioccano gli applausi.

A sera sbarchiamo a Turku, che è la terza città della Finlandia, la più antica e antica capitale. Ha strade ampie, ma l’architettura è molto eterogenea con le vecchie case in legno che sorgono vicino a moderne abitazioni in muratura, talora dozzinali. Parcheggiamo nell’enorme piazzale che troviamo vicino al castello della città, praticamente fuori del molo di attracco.

Visitiamo la cattedrale romanico-gotica che risale al 1300 passeggiando lungo il canale che attraversa la città. È l’itinerario più suggestivo e simpatico: piccoli ristoranti su vascelli ormeggiati, un antico veliero, un moderno sommergibile.

Turku: la cattedrale ed un veliero nel porto

Camping: www.lomaliitto.fi (LomaLiitto: la principale catena di camping finlandesi)

Turku: www.turkutouring.fi, www.turunmuseo.fi, www.turunsrk.fi, www.turku.fi/museo/ajankoh.htm

8 luglio – 162 km

Qui serve proprio un po’ di inglese. Se già svedese e norvegese sono incomprensibili, immaginarsi il finlandese che fa parte di un ceppo linguistico non indoeuropeo cui appartiene anche l’ungherese. Si imparano subito due parole: tervetuloa (che vuol dire “benvenuto”: qui sono tutti molto simpatici e ospitali) e keskusta (“centrocittà”: indispensabile per chiedere informazioni veloci dal finestrino del camper). Riserviamo la mattinata ad una ulteriore visita a Turku e alla sua bella cattedrale che sorge al centro di una zona verdissima. Ci imbattiamo, nella centralissima Slottsgatan, nel negozio di un rigattiere che ha un po’ di tutto. Io, che colleziono macinini da caffè, non ho che l’imbarazzo della scelta. Anche Egle, Alma e Orazio trovano qualcosa di buono. Alma in particolare un servizio di posate davvero pregevole. I prezzi sono bassi e si può contrattare. Prendiamo la strada per Helsinki e ci fermiamo nel campeggio di Oittaa a 16 km dalla capitale. Qui al nord, lo standard dei campeggi è quello che è: un pezzo di prato e ringraziare dio se si trova da allacciare la corrente. Alla reception notiamo una certa disorganizzazione perché gli addetti (tutti ragazzi) non sanno bene quali piazzole sono libere e quali no. Ma, insomma, va tutto bene. Sono invece molto curati e puliti i servizi. Ottima la piazzola di scarico e scarico. 41 euro per due notti (con elettricità e docce libere).

9 luglio

Visita ad Helsinki che è città moderna e attiva, con le strade molto larghe, tutte con incroci ad angolo retto. Accanto all’edilizia sette/ottocentesca (soprattutto le chiese) si nota l’influsso della monumentalità sovietica (poderosa, un po’ cupa e opprimente) nei grandi palazzi istituzionali: parlamento, governo, ministeri. Fuori del campeggio prendiamo l’autobus 68 (conviene fare il biglietto per l’intera giornata: 8 euro), arriviamo fino ad Espoo/Esbo che, con i suoi 145mila abitanti, è la quarta città finlandese, e poi, col metro di superficie, raggiungiamo Helsinki.

Cominciamo, appena fuori della stazione, visitando l’Ateneum, che è la galleria nazionale d’arte, la più grande della Finlandia (ingresso 7, 50 euro). Ospita soprattutto pittori nazionali dell’Otto e Novecento. Una sala al terzo piano accoglie il patrimonio più prezioso del museo: tele di Gauguin, Modigliani, Chagall, Cézanne.

Helsinki è facilissima da girare e, tra l’altro, all’infotourist in stazione abbiamo ricevuto in omaggio chiarissime cartine della città. Visitiamo la Tuomiokirkko, la cattedrale luterana, con la sua cupola centrale e i quattro pronai identici sui quattro lati. Sorge alla sommità di una scalinata da cui si domina la centralissima e animata piazza monumentale, vero cuore della capitale: la Senatstorget.

Prendiamo la strada che reca al porto e, su uno zoccolo che lo domina, visitiamo la cattedrale ortodossa (Uspenskintuomiokirkko) ricca di icone preziosissime. Il porto è animatissimo: pescatori che vendono pesce già nelle loro barche, bancarelle di artigianato, ristorantini che offrono naturalmente aringhe e salmone affumicato. A fianco il lungo parco centrale.

Nel pomeriggio, un po’ sfruttando il biglietto giornaliero un po’ a piedi, ci avventuriamo lungo la Mannerheiminthie, che la principale arteria di uscita dalla città. Ai suoi lati sorgono l’Eduskuntatalo (il palazzo del parlamento), la Sibelius Akatemia (il conservatorio, ovviamente dedicato al grande compositore, gloria della Finlandia), il Kansallismuseo, il museo nazionale con reperti di grandi valore e interesse (tra gli altri i ritrovamenti romani in Finlandia).

Serata al campeggio.

Helsinki: www.hel.fi/tourism, www.helsinkiexpert.fi (palazzo presidenziale), www.eduskunta.fi (parlamento), www.heureka.fi (centro scientifico con mostre interattive e didattiche), www.ateneum.fi (Ateneum: la più ampia galleria d’arte finlandese)

10 luglio – 352 km

Questa è una di quelle giornate che riservano le sorprese più belle, uno dei ricordi da scolpire nella memoria. Usciamo dal campeggio a metà mattinata per dirigerci verso Lahti. Imbocchiamo il Ring III e teniamo la direzione “aeroporto” per arrivare a immetterci nella E 4. Lahti è la quinta città finlandese per popolazione, sede di un conservatorio famoso e della più potente stazione radio della nazione. Non a caso ha anche un museo della radio e della televisione. È bella, accogliente con la sua piazza centrale animata dal mercato della frutta. Poco più in là dominano i grandi trampolini per le gare internazionali di sci, a ricordarci il significato di questi luoghi anche sotto l’aspetto sportivo. Visitiamo un centro commerciale per fare la spesa e passiamo, ovviamente, all’infotourist che ci riserva la gradita sorpresa di alcuni terminali collegati ad Internet del tutto gratuiti. Leggo i giornali di casa e sbrigo la posta più urgente. Ringrazio le gentilissime (e molto carine) impiegate.

Partiamo per Jyväskylä, (attraverso la E 4) città universitaria, circondata dalla suggestione dei laghi finlandesi. Ma non è questa la nostra meta: vogliamo arrivare a Petäjävesi, dove sorge la più antica chiesa in legno della Finlandia, patrimonio dell’UNESCO.

Prendiamo la A 23 in direzione Pori. Non rimaniamo delusi, anzi. Il luogo è solitario, nel verde. La chiesa si staglia nel cielo del tramonto con la leggera massa lignea, i suoi tetti e la sua guglia. Attorno, il cimitero antico. Tutto suggerisce un clima di intensa spiritualità; qui, nel tempo, si sono sedimentati sentimenti ed emozioni di un intero popolo. Siamo soli nel piccolo parcheggio adiacente e decidiamo di passare la notte lì per vedere la chiesa aperta il giorno dopo.

11 luglio – 525 km

Ci accoglie la bella Miriam, addetta alla custodia della chiesa. La costruzione risale al Settecento e ora solo di rado è aperta al culto. L’interno suggerisce con ancora maggiore intensità che siamo al centro di un luogo percorso dal sacro e dalla cultura di una gente: il coro ligneo, il pergamo dipinto, i volti dei santi sbozzati nel legno e pitturati a tinte forti. Prendo in mano la monumentale chiave in ferro che apre il portone principale.

Partiamo quindi per Oulu, che è la più significativa città della zona. È un importante porto commerciale alle foci del fiume Oulujoki: su alcune delle isolette della foce sorge il grande museo etnografico all’aperto con testimonianze della vita di qualche anno prima, delle arti e dei mestieri. Gli antichi boscaioli che hanno aperto strade da queste parti rivivono nelle baracche che ci riportano ad una dimensione di vita rude e difficile, ma, forse, costruita su un rapporto con la natura che noi oggi abbiamo perduto.

Ritorniamo alla E 4 verso Kemi perché ora la nostra meta è Rovaniemi, la città di Babbo Natale. Passiamo la notte presso il centro di Tervolan (trovato per caso) con le sue 3 belle chiese (una molto antica e che ci viene fatta visitare dalla simpatica organista) e con le sue colonnine di elettricità che accolgono gli ospiti.

Oulu:
www.oulutourism.fi
www.ouka.fi/ppm/turkansaari.html (museo etnografico all’aperto)
www.ouka.fi/taidemuseo (museo di arte finlandese moderna)

12 luglio – 361 km

Uno dei complessi architettonici progettati da Aalto.

Rovaniemi è città di grande fascino, con la su cattedrale e con la sua Lappia Talo, il complesso architettonico concepito da Alvar Aalto, il grande urbanista e architetto finlandese, morto nel 1976, che qui, sulle macerie di una città distrutta dalla guerra nel ’44, ha potuto esprimere liberamente il suo genio. È bello passeggiare per le ampie vie o in riva ai fiumi (qui l’Ounasjoki confluisce nel Kemijoki) ma di Babbo Natale o, se si preferisce, Santa Claus, nemmeno una traccia. Anche qui facciamo provvista di materiale illustrativo all’infotourist e ci dirigiamo, sulla E 4, verso la grotta di Babbo Natale, ad una decina di km dal centro di Rovaniemi. La grotta è segnalata da grandi cartelli e servita da un ampio parcheggio. Si entra nelle profondità del monte Syväsenvaara (20 euro) e si compie un viaggio suggestivo nella fiaba di Babbo Natale. C’è anche una sorta di supermercato del gadget natalizio. Supermercato che si amplifica all’esterno, qualche centinaio di metri più avanti, nel villaggio di Babbo Natale.
Una lunga striscia bianca sul terreno ci ricorda che siamo proprio a cavallo del circolo polare artico e che questa è, come si dice, la porta della Lapponia. Decine di simpaticissimi negozietti e soprattutto l’ufficio postale (ovviamente con annullo particolare) cui arrivano le lettere che tutti i bambini del mondo indirizzano a Babbo Natale. La cosa più simpatica: esiste una cassetta postale dove imbucare gli auguri natalizi. Le poste finlandesi provvederanno a farli partire al momento giusto. Passiamo la sera nel piccolo borgo di Ivalo. Obbligatorio aspettare, per la prima volta, il sole di mezzanotte. Noi troviamo un parcheggio vicino alla stazione di polizia, ma poi, passeggiando, ci imbattiamo, qualche metro più in là, nell’ampio piazzale che accoglie i camperisti offrendo anche le colonnine dell’elettricità. Ci spostiamo, dunque.

Tampere:
www.tampere.fi/matkailu
touristbureau@tampere.fi

Rovaniemi:
www.rovaniemi.fi
www.santaclausoffice.fi (la casa di Babbo Natale)
www.santapark.com (parco di Babbo Natale nel cuore della montagna)
www.santatelevison.com (canale televisivo via Internet di Babbo Natale)

13 luglio – 236 km

Proseguiamo da Ivalo sulla E 4 fino a Kaamanen. Da qui il confine con la Norvegia dista appena 66 km: prendiamo a sinistra sulla 92 per attraversare il confine. Meta è Karasyok, già in territorio norvegese. La strada è stretta, dissestata, un continuo saliscendi (forse il tratto più malagevole dell’intero viaggio). Imbocchiamo la E 6 in direzione Lakselv/Alta e ci fermiamo in un campeggio proprio a qualche chilometro da Lakselv, sul fiume Staburselva (una sorta di paradiso dei pescatori che qui vediamo andare e venire in continuazione con le loro canne sistemate sul cofano della macchina come le lance in resta dei cavalieri antichi a torneo). Il campeggio si chiama Stabbursdalen, ha attrezzature ridotte all’osso e costa 17 euro a notte (le docce con monete da 10 corone). Passeggiamo lungo il fiume e le sue spiaggette sassose. Qui ha sede un grande parco naturale che si può visitare.

Norvegia:
www.visitnorway.com
www.nortdrafikk.no (traffico e viabilità in tutto il Nord)
www.camping.no (il sito dei campeggi norvegesi)
www.fjordnorway.com (il sito dei fiordi norvegesi)
www.dirnat.no/nasjonalparker (i parchi nazionali)
www.norwayshop.com (informazioni sul taxfree)

Musei norvegesi in rete:
www.museumnett.no

14 luglio – 171 km

È il giorno di Capo Nord. Emozione grande in Alma e Orazio, ma anche per Egle e per me la situazione è decisamente speciale. Proseguiamo sulla E 6 e da Olderfiord (dove ci sarebbe lo svincolo per Alta) sulla E 69. Ricordo bene il paesaggio dal mio primo viaggio: la strada tutta curve che segue i fiordi e le insenature dischiudendo improvvisi panorami di grande bellezza, le gallerie, talora lunghissime e quasi sempre strette e male illuminate, col pericolo permanente di avere la strada attraversata da un gregge di renne. Sugli slarghi della strada dominano le grandi rastrelliere dove si essiccano al vento e al sole gli stoccafissi.

Vogliamo percorrere il nuovo tunnel che collega l’isola di Magerøia alla terra ferma. Ma pensiamo che sia ancorapossibile scegliere tra traghetto e tunnel. Invece ci troviamo, quasi senza accorgercene, davanti all’ingresso della galleria (bella, agevole, ben illuminata) che è lunga 7 km, sprofonda ripidamente sotto il mare e poi riprende a risalire.. Il pedaggio è abbastanza salato, se il camper supera i 6 metri. 23 corone a persona (2, 80 euro), poi 445 corone (54 euro) se il camper supera i 6 metri, 140 se al di sotto dei 6 metri (17 euro). Da tener conto, ovviamente, che si paga all’andata e al ritorno.

L’isola ha notevolmente migliorato la sua viabilità, anche se gli ultimi 10 km mettono a dura prova le doti dei guidatori. Noi abbiamo la fortuna di trovare una giornata di sole radioso e senza vento: tutto aiuta, perché, ci dicono appena arrivati, nelle ore precedenti c’è stata una terribile bufera di pioggia e vento che è andata avanti per un giorno intero. La stazione di Capo Nord ci appare da lontano, con la sua caratteristica sfera di plastica bianca. Poi entriamo nell’ampio parcheggio (poco meno di 23 euro a persona col permesso di stare 48 ore), ci sistemiamo (non c’è un solo metro che sia ben livellato) e visitiamo l’edificio che ospita uno shop, ristoranti e bar, il grande cinema in cui si proietta il suggestivo documentario che propone flora, fauna e attività umane a Capo Nord nelle diverse stagioni, il piccolo museo con la storia della scoperta ed esplorazione del luogo, la cappellina.

Sul piazzale si fraternizza con altri viaggiatori. E ci si accorge che ogni mezzo è buono per arrivare a Capo Nord: dalla moto più elaborata e strana al fuoristrada con le tende sul tetto che ospita una (numerosa!) famiglia danese. La serata, ci pare giusto, la condiamo alla veneta: soppressa, funghi, polenta, cabernet e, per il brindisi finale, prosecco. La mezzanotte ci riserva un cielo limpidissimo e un sole sfavillante. Come andare a dormire?

Capo Nord: www.visitnorthcape.com

15 luglio – 378 km

Comunque chiudiamo occhio per qualche ora e, in mattinata, ci mettiamo sulla strada del ritorno. Riprendiamo la E 6 fino ad Alta dove è ospitato un grande museo all’aperto (si cammina lungo un fiordo) con le pitture rupestri che risalgono fino a 6200 anni fa. Unico e imperdibile. Alta viene considerata un po’ la capitale della Lapponia: è ricca, animata, simpatica. Facciamo la spesa e pranziamo.
È straordinario viaggiare per fiordi, montagne, valichi. Siamo dominati da imponenti ghiacciai, passiamo sotto poderose cascate. Ci sentiamo un po’ in colpa a telefonare a casa dove, ci dicono, incombe un caldo terribile. Noi, la notte, dobbiamo tirarci addosso una coperta. Accade così anche ad Oksfjrdan, un microscopico borgo a 25 km dalla cittadina di Storslett: qui, vicino ad un ponte che scavalca un fiordo, c’è un’area di sosta sul mare. Splendida serata, ancora.

Cultura e feste del Nord della Norvegia:
www.festpillnn.no

I comuni che compongono il Finnmark (Norvegia del Nord) occidentale
Alta: www.alta.kommune.no
Loppa: www.loppa.kommune.no
Hasvik: www.hasvik.kommune.no
Hammerfest: www.hammerfest.kommune.no
Kvalsund: www.kvalsun.kommune.no
Måsøy: www.masoy.kommune.no
Capo Nord: www.nordcapp.kommune.no

16 luglio – 472 km

Risaliamo sulla E 6, in direzione Narvik. Un panorama indimenticabile ci si offre nel fiordo che si apre davanti a noi poco oltre Osterdalen: davanti abbiamo una imponente catena montuosa con il ghiacciaio Store Lenangstind che scende a lambire il mare, dove si riversa con mille rivoli e cascate.

A Nordskjøsbotn deviamo sulla E 8 per visitare Tromsø, cui arriviamo dopo aver percorso una agevole e bella strada panoramica. All’isola su cui sorge la cittadina (un po’ problematico il parcheggio) si accede grazie ad un lungo ponte. Tromsø è città universitaria (è qui ospitato l’EISCAT, il più potente radar del mondo per lo studio delle zone alte dell’atmosfera dove si formano le aurore boreali) e industriale, ha una bella cattedrale. Visitiamo anche la cattedrale cattolica (è sede episcopale) e camminiamo per le strade animate dove si compera di tutto: dal maglione al pesce appena pescato.

Vecchio e nuovo nel cuore di Tromsø.

Ora la nostra meta sono le isole dei grandi arcipelaghi, quasi tutte collegate alla terrferma o tra di loro da ponti. Sulla E 6 (direzione Narvik) giriamo a Bjerkvik, sulla E 10, in direzione Harstad, la capitale delle Vesterålen. Passiamo la notte nel parcheggio di Skallvatn.

Narvik:
www.narvikinfo.no

Tromsø:
www.tromso.kommune.no
www.destinatjontromso.no
www.midt-troms.museum.no (museo della civiltà e della cultura)
www.imv.uit.no (museo dell’università)
www.tromsokino.no/filmfestival (festival del cinema, a gennaio)
www.nordlysfestivalen.no (festival di musica classica, a gennaio)

17 luglio – 163 km

Visitiamo Harstad, dove antico e moderno si mescolano bene. Harstad sorge sull’isoletta di Hinnøia ed è importante porto di pesca soprattutto per le aringhe e i merluzzi. Praticamente impossibile trovare un parcheggio che non sia a pagamento. Ampi spazi sono disponibili proprio nella zona del porto (13 corone all’ora, circa un euro e mezzo). Capitiamo vicino ad un campetto di calcio dove alcuni ragazzini inseguono un pallone: uno di loro ha la maglia azzurra e, sulle spalle, il nome di Totti. Capiterà spesso, anche sul traghetto, di trovare ragazzi che letteralmente idolatrano il calciatore italiano. Nel pomeriggio andiamo a vedere la chiesa che si trova a nord della città, sulla penisoletta di Trondenes. Era una chiesa anticamente fortificata, con pregevoli arredi in legno. Le parti più antiche risalgono al XIII secolo e si tratta certamente dell’edificio cristiano più antico a nord del circolo polare. Dal piazzale antistante si domina il golfo, immerso nella luce meridiana. A qualche centinaio di metri si trova il grande cannone, una meraviglia nel suo genere a quanto si dice, che Hitler aveva fatto costruire a difesa del porto, ai tempi dell’occupazione nazista. È situato all’interno di un insediamento militare, bisogna aspettare un’ora per vederlo e noi rinunciamo volentieri.

Ci muoviamo nel pomeriggio e ci fermiamo per la notte in un’area di sosta vicino a Lødingen.

Vesterålen:
www.visitvesteralen.com

Harstad:
www.destinatjonharstad.no
www.harstad.kommune.no

Trondenes:
www.tdm.no

18,19 luglio – 128 km

Ora la nostra meta è Svolvær. Dobbiamo prendere un traghetto per passare all’arcipelago delle Lofoten. Lo facciamo a Melbu (direzione Fiskebøl). Qui il traghetto, caso più unico che raro, costa come un autobus o quasi: 100 corone per il camper e due persone, poco più di 12 euro. Non c’è davvero proporzione con altre situazioni. A Svolvær visitiamo il mercato nella piazza principale, facciamo la spesa nel vicino centro commerciale, torniamo (già eravamo stati qui 5 anni fa) a rivedere la Kunstnernes hus, dove risiedono alcuni pittori norvegesi e svedesi. All’infotourist chiediamo dei campeggi. Optiamo per il vicinissimo Lofoten Sommerhotell: siamo a Kabelvåg, una decina di km da Svolvær, borgo che ospita un famoso acquario. Il campeggio è situato a sinistra, subito dopo la bella chiesetta (ingresso a pagamento, 15 corone).

Come al solito, il termine campeggio suona un po’ eccessivo. È piuttosto un prato dove ci si sistema come capita e sul quale serve sfruttare tutta la lunghezza del cavo per arrivare ad una presa di corrente. Ma si sta bene, è tranquillo, si chiacchiera con campeggiatori di altre nazioni, le docce sono libere (liberissime anzi, visto che si sta tutti assieme in un grande stanzone). Il costo è di 120 corone a notte, elettricità compresa (circa 15 euro).

Sono due giorni che passiamo a prendere il sole e a passeggiare. Io personalmente preferisco tirar giù la bici e andare a girare tutto solo (unica compagna la macchina fotografica) per le scogliere e le spiagge dell’isola di Austvågøy. Parlo coi pescatori, scopro vecchie case diroccate in cui si annidano i corvi, aspetto l’approdo di barche impegnate nella pesca. Memore dei miei trascorsi sportivi, provo anche a dare qualche colpo di remo. Qui usano una voga particolarissima, con una impugnatura che spezza i polsi. Un vecchio pescatore mi guarda e ride.

Il giorno successivo, il 19, prendiamo l’autobus per tornare a Svolvær. Scopriamo che per qualche chilometro il ticket costa 40 corone, quasi 5 euro.

Lofoten:
www.lofoten.info
www.lofoten-bobilcamping.no (aree attrezzate e campeggi)
www.stamsund-internasjonale.no (festival del teatro internazionale)
www.lofotmuseet.no (mus. della cultura con le rorbuer, case dei pescatori)
www.whalesafari.no (le escursioni per vedere le balene)

Svolvær:
www.soulvaer.com (festival internazionale del blues)

20 luglio – 121 km

Ci piacerebbe spostarci per visitare le scogliere e per trovare un posticino dove passare l’ultima notte a Svolvær. Ma piove a dirotto, tira un gran brutto vento: proprio una pessima giornata. Aspettiamo che spunti il sole, niente da fare. Decidiamo di metterci per strada e copriamo la distanza che ci separa da Moskenes sotto una nuvolaglia nera che mette paura e battuti da un autentico diluvio che rende la strada scivolosa e difficile.
Il maltempo è proprio fastidioso: ci rovina anche la visita al villaggio vichingo di Borg, una tappa peraltro imperdibile in questo itinerario.
Qui sono avvenuti importanti ritrovamenti archeologici di era vichinga ed è stata ricostruita una grande casa, dalla caratteristica forma di carena di nave rovesciata, esattamente identica a quella dei grandi dominatori del mare di un tempo. Si tratta di una casa museo, un museo vivo, come lo intendono da queste parti. Artigiani in carne ed ossa (dal calzolaio al fabbro) ripropongono gli antichi sistemi di lavorazione.
A Moskenes si prende il traghetto che ci riporta sulla terraferma, a Bodø. Arriviamo verso le 19. Alle 19 e 30 parte un traghetto, già pieno. Noi abbiamo poca speranza anche per quello delle 21: la coda è lunga e si avanza di qualche metro ogni ora. In queste condizioni, muovendoci a strattoni ogni tanto (ma il buonumore non manca mai) imbastiamo un po’ di cena. Proprio mentre stiamo bevendo il caffè (rassegnati: saremmo i primi dell’imbarco seguente, quello delle 24) ci dicono che c’è posto giusto per noi. Ci muoviamo in fretta e qui accade l’incredibile: il camper di Alma e Orazio ci sta, a condizione di togliere una delle due biciclette dal retro del camper stesso. L’enorme pancia del traghetto, per chiudersi, ha bisogno di quei 5 centimetri. La traversata dura circa 3 ore, col mare mosso. I miei compagni di viaggio leggono e scherzano, io soffro le pene dell’inferno. Il traghetto ci costa 1170 corone (142 euro).
Alma ed Egle escono dal traghetto precedendo i nostri due camper e conducendo a mano la bici salvaspazio. Lo fanno sotto gli sguardi divertiti degli altri passeggeri. A Bodø parcheggiamo per riposare nell’ampio parcheggio del porto.

Borg:
www.lofotr.no (museo vichingo)

21 luglio – 346 km

Impossibile capitare dalle parti di Bodø e non andare a vedere il fenomeno del Mælstrøm, che si ripete ogni sei ore: 400 milioni di metri cubi d’acqua entrano ed escono, all’invertirsi del flusso mareale, da un fiordo originando immensi vortici d’acqua che qui chiamano cauldrons. Raggiungiamo Saltstraumen, ad una ventina di chilometri da Bodø, e ci piazziamo sul ponte che sovrasta l’ingresso del fiordo nel mare. Lo spettacolo è davvero impressionante, da togliere il fiato. Qui la natura è forte e rude. Il Mælstrøm è temuto dai naviganti e amato dai pescatori perché convoglia qui incredibili quantità di pesce. Il luogo è servito da un ampio e comodo parcheggio oltre che da uno shop con tavola calda: chi vuole può compiere una suggestiva passeggiata tra gli scogli e, se vuole, gettare l’amo sicuro di non rimanere deluso. In ogni caso è dalla sommità del ponte che lo sguardo spazia in ogni direzione in un panorama dilatato e solare.

Risaliamo sulla E 6 e, per la sera, ci fermiamo a Mosiøen, sul piazzale della scuola. È una cittadina graziosa, con le sue case di legno che bene si armonizzano con le costruzioni moderne. Ricca di caffè e di posti di ritrovo, viene reclamizzata come una vetrina dell’artigianato locale, con negozi aperti anche a tarda sera. Non li troviamo proprio. In un angolo trovo invece due antichi distributori della Shell, di quelli altissimi, a colonnina con le campanelline segna quantità all’interno. Davvero inattesi.

Bodø:
www.visitbodo.com
www.arctic-circle.no
www.aviation-museum.com (museo dell’aviazione norvegese)
www.salmon-islands.no (le isole dei salmoni a 1 ora di battello da Bodø)
www.svartisen.no (l’imponente ghiacciaio che domina Bodø)
www.nordland-musikkfestuke.no (festival musicale della Norvegia del Nord)

Mosiøen:
www.mosioenby.com
info@ihr.no

22 luglio – 568 km

Adesso la nostra meta è Oslo, molto lontana ancora e bisogna darci sotto. Siamo sempre sulla E 6 che attraversa tutta la Norvegia e viaggiamo in un panorama sempre diverso: gli altopiani brulli disseminati di piccoli borghi e le grandi foreste di conifere, le fattorie, i campi di cereali e, non appena si torna a salire, sterminati pascoli. Guidare è un piacere, la strada è bella e diritta, anche se non larghissima. Per il pranzo ci fermiamo a Steinkjer, un importante centro dell’industria del legno. Qui vicino, a Bardal e a Bøla, si possono ammirare splendide pitture e incisioni rupestri: le più antiche risalgono all’età della pietra (terzo millennio a.C.).

Nelle vicinanze di Trondheim doppio pedaggio (una trentina di corone in tutto, poco meno di 4 euro): dopo il nuovo tunnel di 3910 metri e poco prima di accedere alla biforcazione che separa la strada che reca a Trondheim da quella per Oslo. Per la sera ci fermiamo a Dåmbas (e la visitiamo): è un bel centro, a 700 metri di altezza, in una vallata. Il cerchio dei monti circostanti e incombenti è davvero di grande impatto. Per la sosta scegliamo una piazza vicino alla chiesa, di lato ad un distributore. Siamo soli, ma al mattino seguente ci troveremo in compagnia di altri cinque camper.

Norvegia centr.:
www.visitcentral-norway.com

Helgeland:
www.visithelgeland.com (la zona a sud di Bodø)

Steinkjer:
www.steinkjer-turist.com
www.eggemuseum.no (museo della cultura agricola norvegese)

Trondheim:
www.trondheim.com
www.visit-trondheim.com
www.tegn.trondheim.kommune.no
kunst@tkm.museum.no (la principale collezione d’arte: Munch ecc.)

23 luglio – 359

Sempre sulla E 6, raggiungiamo Lillehammer, la celebre stazione di sport invernali che è stata anche sede di Olimpiadi. Il panorama è ampio e coinvolgente: le montagne fanno corona alla vallata in cui il Mesna sfocia nel lago Mjøsa. Lasciamo i camper nel parcheggio del grande centro commerciale che si trova all’uscita della E 6 e ci inerpichiamo a piedi per la stradina che porta al centro. In alto dominano i trampolini del salto con gli sci. A ridosso della stazione dei treni e delle corriere troviamo la piazza principale, la Stortoget. Qui ha sede la Galleria d’Arte che ospita pittori norvegesi anche di buon livello con Dahl e perfino Munch. Cominciamo a perderci nelle strade e stradine, piene di bancherelle e di negozietti di ogni tipo.

Nel pomeriggio partiamo per Oslo che è servito da una viabilità ottima ma che esige grande attenzione. Noi sappiamo di doverci dirigere verso il campeggio di Bogstad e seguiamo le indicazioni, senza perderci d’animo quando le vediamo sparire per un po’. Però facciamo centro al primo colpo. Ci sistemiamo nell’ampio e comodo campeggio, sebbene anche qui, sia un’avventura trovare un tratto di prato un po’ in piano e una presa di corrente. Oslo è una capitale e dunque abbastanza impegnativa dal punto di vista economico. Il campeggio per 2 notti e 2 persone ci costa 485 corone. Bisogna aggiungere le docce che qui si pagano con una tessera magnetica ad esaurimento e la indispensabile Oslo Pass (280 corone a persona, valida due giorni) che dà diritto all’uso di tutti i mezzi pubblici e all’ingresso ai musei. In tutto lasciamo alla cassa del campeggio 1105 corone ( 135 euro). Si può sfruttare la Oslo Pass anche per fare il giro delle isole e visitare i musei navali. Si tratta del Vikingsipene che ospita le due navi vichinghe meglio conservate al mondo, praticamente intatte. Infatti non sono state ripescate dal fondo del mare, ma sono servite come sepoltura di re. Vicino c’è poi Kon-Tiki Museet che ospita la zattera in legno di balsa con cui lo studioso ed esploratore Thor Heyerdhal cercò di dimostrare, negli anni Cinquanta, che la civiltà polinesiana era di origini americane e non asiatiche.

Lillehammer:
www.lillehammerturist.no
www.litteraturfestival.no (festival della letteratura norv., a maggio)
www.lillehammerartmuseum.com (museo delle arti)

24 luglio

Dal campeggio si prende l’autobus 32, si raggiunge la stazione di Røa e il metro (da prendere in direzione Ellingsrudåsen) porta proprio in centro (ma se si vuole dare un’occhiata alla periferia di Oslo, stesso autobus 32 raggiunge il centro). Noi scendiamo alla stazione di Stortinget e saliamo nella Karl Johan Gate in fondo alla quale si staglia il palazzo reale. Ad Oslo (splendida e vivissima tra centro urbano e porto, sembra quasi una città mediterranea con i suoi venditori e i mille artisti di strada che offrono spettacolini divertentissimi) noi privilegiamo la Galleria Nazionale con la grandissima raccolta di vedutisti e le sale riservate a Munch: del grande artista qui è conservata l’opera più famosa, L’urlo, oggetto anche di un clamoroso trafugamento qualche anno fa. Ma ci sono anche altri quadri memorabili: Il bacio, La ragazza malata, La primavera, Bianca notte. Un appuntamento importante anche se, quando ci rechiamo all’Università, per vedere le sale affrescate da Munch, ci dicono che sono chiuse per restauro.

Il grande Munch è un po’ un nostro pallino. Così prendiamo il metro e raggiungiamo, in periferia, la Tøyengata, per visitare il Munchmuseet. Costruito nel 1963, dopo lunghe diatribe che divisero la cittadinanza sulla sua ubicazione, ospita il lascito fatto ad Oslo dall’artista: circa 1000 dipinti e quasi 20mila disegni. Le opere, a rotazione, vengono messe tutte in mostra: il museo, grazie a successivi ampliamenti, è diventato una cittadella con shop e ristorante. Acquistiamo un bel libro su Munch in lingua italiana. Il resto del pomeriggio, lo trascorriamo al Frognenparken, il parco che il grande scultore Gustav Vigeland ha trasformato in un museo in cui si racconta la vita del popolo norvegese in tutti i suoi aspetti, dal lavoro alla famiglia. Una sorta di poema epico in bronzo e pietra. Il Parco ha il suo centro e la sua culminazione nel monolito in granito alto 17 metri in cui Vigeland ha voluto ritrarre la lotta per la vita e il desiderio di successo e di autoaffermazione che anima individui e popolo.

Tra mezzi di superficie e metro, Oslo ha un servizio di trasporti di efficienza straordinaria: dopo qualche minuto si impara a districarsi fra tram, bus e ferrovie e diventa un piacere percorrere la città da un capo all’altro. Non si resta in attesa ad ogni fermata più di qualche minuto.

Oslo:
www.visitoslo.com (anche per la Oslo Pass)
www.nasjonalgalleriet.no (la principale galleria d’arte norv., nel cuore di Oslo)
www.munch.museum.no (il museo dedicato all’opera di Munch)
www.nhm.mil.no (museo della resistenza norvegese)
www.fotballmuseet.no (il museo del calcio)
www.kon-tiki-museet (museo dedicato all’esploratore Heyerdhal)
www.ukm.uio.no (museo universitario della cultura norvegese)

25 luglio – 266 km

Oggi vorremmo ritornare ad Oslo, ma il tempo non ci favorisce. Aspettiamo tutta la mattinata, ma piove a dirotto. Così ci avviamo verso il confine con la Svezia. Qualche disagio ce lo crea la viabilità attorno a Oslo, ma poi la strada è ampia e sicura. Facciamo coda (lavori in corso e zona di confine) alla frontiera di Svinesund, dove ci fermiamo anche per recuperare quanto acquistato in Tax Free. Sostiamo ad Uddevalla, nel parcheggio vicino al camping. Uddevalla è una bella città industriale, allo sbocco del fiume Bäveån: ospita il modernissimo Bohuslän Museum, costruito nel 1984 e dedicato agli usi e costumi locali. Presenti anche testimonianze pregevoli della pittura svedese dell’Ottocento. Volendo, si può prendere il traghetto per Lysekill, tipica cittadina di pescatori. Vicino a Lysekyill si trova Brastad, famosa per le sue incisioni rupestri che risalgono all’età del bronzo: il cosiddetto “Calzolaio” e la famosa nave lunga 3, 30 metri con 44 rematori.

26 luglio – 541 km

Percorriamo la E 6 fino a Malmö e attraversiamo il lungo ponte che collega Scandinavia a Danimarca (la parte danese è in tunnel). Il pedaggio è di 62 euro. Ci fermiamo all’isola di Møn per visitare il borgo di Stege con la sua bella chiesa e le sue porte antiche. Poi proseguiamo sulla stessa strada per visitare le candide falesie, ricche di fossili, composte di gesso e caolino che strapiombano sul mare. È lo straordinario paesaggio che offre Møns Klint. Si può scendere fino in riva al mare percorrendo la scala in legno che conta quasi 500 scalini. Alla sera ci fermiamo a pochi chilometri da Møns Klint e ci accingiamo a passare la notte, quando un signore con modi spicci e un po’ scortesi ci viene a dire che quella è un’area privata. Non discutiamo, anche se l’area è assolutamente priva di recinto e di segnalazioni. Ci rechiamo così a Stege nel comodo parcheggio in riva al mare, presso la stazione dei bus.

27 luglio – 544 km

Ci imbarchiamo per ritornare sul territorio tedesco. E a sera ci fermiamo nel parcheggio di un’area commerciale vicino a Kassel.

28 luglio – 460 km

Abbiamo deciso di visitare, nei pressi di Monaco, il campo di sterminio nazista di Dachau. Arriviamo in serata nella cittadina che ospita la terribile testimonianza dell’Olocausto. È lunedì e il campo è chiuso. Parcheggiamo nel comodo spazio vicino alla stazione e cerchiamo un locale dove passare la serata. Attira le nostre simpatie una trattoria (poi scopriremo essere a cucina slovena) dove consumiamo splendide insalate e un monumentale pollo alla griglia. Conosciamo una giovane coppia che si presta a farci da interprete per il menù. Lei si chiama Kati e lavora presso un’industria farmaceutica. Lui, Markus, è paramedico e istruttore di altri paramedici nel corpo dei pompieri. Ci affiatiamo e Markus e Kati vengono a bere il caffè da noi. Markus dimostra di soffrire questa eredità storica di cui è purtroppo destinataria Dachau. Ci fa osservare che quella cittadina ha dato i natali a molti scrittori, musicisti ed artisti di grande fama. Le due contrapposte facce di una città, conclude con un po’ di malinconia.

29 luglio – 485 km

Il campo di Dachau ci investe col suo muro di dolore, di cui è impregnato tutto, fino all’ultimo sasso. La baracca ricostruita, la stanza della doccia dove i deportati venivano uccisi dal gas letale, i forni crematori, il museo, la spianata che ospitava tutte le altre baracche recano la memoria del più orribile misfatto della storia dell’umanità. Su di noi pesa una cappa di tristezza e di angoscia. Pare impossibile che esistano uomini capaci di tanto contro altri uomini. Viene in mente un grande scrittore italiano, Primo Levi deportato nel 1944 ad Auschwitz, quando ci racconta che, prima ancora che il dolore fisico, veniva inferto ai deportati un insostenibile dolore morale: minuto dopo minuto ogni persona veniva privata, in modo pianificato e scientifico, del suo patrimonio più sacro, la dignità di essere umano.

Il camper lo abbiamo parcheggiato nel comodo spazio adiacente (3 euro).

Ci aspettano l’Austria (sempre con “vignette” e casello) e il Brennero.

L’avventura è stata splendida anche questa volta. Nel congedarci da Alma e Orazio siamo un po’ commossi. Egle ed io cerchiamo di esprimere tutta la riconoscenza per avere avuto due compagni di viaggio straordinari.

Dachau: info@eit-st.com

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